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I tumori ad origine occulta

I tumori ad origine occulta

Quando si pone il sospetto che una massa rilevata con le metodiche di imaging sia di origine tumorale, è necessario determinarne le caratteristiche mediante un prelievo bioptico da sottoporre all’anatomopatologo per una definizione istologica.

Comprendere il tessuto di partenza del processo canceroso è molto importante per stabilire una terapia corretta e mirata e per definire una prognosi. Talvolta può però accadere che non si riesca a riconoscere il tessuto di partenza del tumore nonostante le metodiche sofisticate di immunoistochimica e di determinazione delle caratteristiche cellulari. Per tale motivo è forse impossibile impostare un percorso terapeutico?

No. Si impiegheranno farmaci aventi uno spettro di azione il più ampio possibile ed una efficacia provata per molte neoplasie. Un esempio di tali farmaci sono le antracicline (adriamicina ed epirubicina), i derivati del platino (cisplatino, carboplatino, oxaliplatino) ed i taxani (paclitaxel, docetaxel).

Al trattamento farmacologico che verrà necessariamente impostato potranno essere affiancate altre metodiche.

La radioterapia trova indicazione nelle lesioni “strategiche” cioè che comportano disturbo di vario genere al paziente ed analogamente l’ipertermia verrà impiegata nel tentativo di rimaneggiamento delle masse tumorali ed a scopo antalgico (contro il dolore).

La qualità della vita resta infatti, anche quando non vi è possibilità di guarigione, obiettivo fondamentale ed importantissimo.

Dr. Carlo Pastore

Effetti collaterali da chemioterapia

Effetti collaterali da chemioterapia

La patologia neoplastica richiede spesso dei trattamenti energici. Anche i nuovi farmaci a bersaglio molecolare, nonostante un bersaglio cellulare più definito, presentano una certa tossicità.

Molti degli effetti indesiderati possono essere gestiti dal curante ed alcuni di essi non vengono neanche avvertiti dal paziente. Ad esempio l’abbassamento del numero degli elementi circolanti del sangue (globuli bianchi, globuli rossi e piastrine) passa spesso inosservato poiché non si avvertono disturbi eclatanti ma il medico si avvede di ciò e può apportare un correttivo.

Esistono fattori di crescita che stimolano infatti la produzione da parte del midollo osseo di globuli bianchi e rossi. Si somministrano con iniezioni sottocute ed hanno una buona rapidità di azione.

Per le piastrine attualmente non esiste in commercio un fattore di crescita (è in fase però di realizzazione) ed il loro abbassamento richiede una sospensione del trattamento chemioterapico (non è prudente infatti eseguire la somministrazione di agenti citotossici quando il valore assoluto delle piastrine sia al di sotto delle 100.000).

Effetto collaterale molto fastidioso è la nausea spesso accompagnata dal vomito. Tipica dei citotossici più datati, può essere frenata con antiemetici quali l’ondansetron e derivati e con somministrazioni di desametasone e metoclopramide o clebopride.

Tra i farmaci più emetogeni si possono annoverare il cisplatino, la dacarbazina, le antracicline. Il vomito se reiterato e soprattutto se associato a diarrea può portare un forte squilibrio elettrolitico, pericoloso soprattutto in pazienti defedati ed anziani.

Proprio la diarrea incoercibile può occorrere con l’impiego di farmaci che alterino la mucosa del tratto gastroenterico. In particolare posso citare il 5-Fu e l’irinotecan. La loperamide in questi casi aiuta molto, associata ad eventuali fleboclisi elettrolitiche.

Altri farmaci possono portare alopecia. In effetti non esiste per ciò alcun rimedio efficace.

In passato venivano adoperate delle cuffie refrigerate da porre sul capo durante l’infusione degli antiblastici in modo da ottenere una minore irrorazione del cuoio capelluto e far arrivare in loco minor quantità di farmaco ma a tutt’oggi la tecnica è desueta essendo scarsamente efficace.

Capitolo a parte è rappresentato dalla neuropatia periferica da platino e suoi derivati, da taxani ed alcaloidi della vinca (vinblastina e vinorelbina). Molto fastidiosa, persistente, può essere in parte alleviata da neuroprotettori (complessi vitaminici ed a base di carnitina) e da modulatori della trasmissione dell’impulso nervoso (gabapentin, pregabalin (più recente e più maneggevole)). I taxani (paclitaxel e docetaxel) portano con se anche dei disturbi muscolari più o meno lievi.

I nuovi farmaci inibitori dell’angiogenesi e modulatori dei segnali di membrana possono portare dei disturbi di tipo allergico durante le somministrazioni. In particolare poi i farmaci antiangiogenetici possono portare con se problematiche di tipo vascolare (ipertensione e trombosi). Utilissima in molti casi la profilassi con eparina a basso peso molecolare anche in considerazione del fatto che la presenza di un tumore nell’organismo porta di per se una maggiore tendenza alle trombosi.

In caso di reazioni anafilattiche durante l’infusione il rimedio migliore è come negli altri casi di anafilassi la somministrazione di dosi massive di cortisonici e di antistaminici. Diversi dei nuovi farmaci a bersaglio molecolare possono portare anche delle dermopatie con reazioni cutanee e fissurazioni della pelle anche notevoli. Creme lenitive e dermorestitutive possono essere molto utili ma talvolta è necessaria la sospensione del trattamento ed una terapia antibiotica di protezione.

Dr. Carlo Pastore

La terapia del dolore

La terapia del dolore

Il dolore è una esperienza che purtroppo sperimentato molti ammalati, soprattutto in ambito oncologico. Una corretta terapia del dolore, ben impostata e disegnata sulle necessità del paziente, consente di vivere una vita dignitosa e senza sofferenza inutile.
Le masse tumorali presentando caratteristiche infiltrative e sostitutive dei tessuti sani, trasmettono stimoli nocicettivi alle terminazioni nervose. Inoltre i processi infiammatori insiti nelle masse neoplastiche contribuiscono grandemente alla genesi del dolore.
Diversi sono i farmaci che possono essere impiegati per sopprimere il dolore. A seconda dell’intensità e delle componenti del dolore si può impiegare un farmaco piuttosto che un altro o meglio ancora delle combinazioni razionali.
I FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) rappresentano un primo gradino di intervento e si possono dimostrare piuttosto efficaci. Importante è nel loro impiego proteggere il tratto gastroenterico (pericolo di ulcerazioni) e valutare la funzionalità renale.
I nuovi farmaci inibitori della COX-2 risultano più maneggevoli, meno tossici ma talvolta meno efficaci nel controllare il dolore rispetto ai FANS tradizionali inibitori della COX-1 (cosa questa che conferisce come effetto collaterale la gastrolesività).
Gli oppiodi minori (i cosiddetti oppioidi deboli) possono essere addizionati ai FANS od impiegati da soli (l’esempio più classico è il tramadolo). Essi non sono gastrolesivi ma possono portare stato di confusione mentale e vomito.
Occorre tentare di arginare i fenomeni avversi. Gli oppioidi maggiori (morfina e derivati) controllano molto bene il dolore e sono più maneggevoli di quanto si pensi (senza che si ingeneri alcuna paura di dipendenza).
Innovazione poderosa è rappresentata dalla comparsa dei preparati transdermici a base di oppioidi. Sono dei cerotti medicati che rilasciano il principio attivo gradualmente attraverso la cute e consentono una analgesia prolungata. Il dolore può anche presentare una componente neuropatica e su questa agiscono molto bene gabapentina e pregabalin.
Non è da trascurare l’impiego dei cortisonici, potenti antinfiammatori naturali. Per il dolore più resistente e refrattario si può arrivare alla interruzione chirurgica dei plessi o delle radici nervose che innervano un determinato distretto.
Per un dolore localizzato anche l’ipertermia ha la sua dignità possedendo un buon effetto antalgico.

Dr. Carlo Pastore
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