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L'assistenza infermieristica in oncologia

L'assistenza infermieristica in oncologia

Il paziente oncologico porta con se numerose problematiche di gestione per quanto riguarda le terapie (spesso molto articolate e complesse) nonché per l'approccio domiciliare. In primis risulta ormai necessario l'impianto di un dispositivo port-a-cath per avere un accesso venoso centrale sempre disponibile e pertanto diviene indispensabile avere personale infermieristico addestrato per manovrarlo (occorre minimizzare il pericolo di infezioni e di ostruzione del port-a-cath).
Prelievi ed infusioni presentano poi notevoli complicazioni dovute alle condizioni generali scadute od alle terapie che danneggiano le vene periferiche rendendole fragili. L'ammalato in fase avanzata di malattia è spesso allettato con tutte le problematiche che ciò comporta (ad esempio piaghe da decubito, di difficile cicatrizzazione e molto dolorose).
L'infermiere diviene quindi figura indispensabile e di notevole ausilio in affiancamento con l'oncologo od il medico di medicina generale che tengono in cura l'ammalato. Anche l'aspetto psicologico diviene importante. Avere delle figure di riferimento e non trovarsi nell'emergenza eventuale senza un supporto appare fondamentale.

Dr. Carlo Pastore

Il carcinoide

Il carcinoide

Si tratta di una neoplasia a carattere neuroendocrino che può dare segno di se o per effetto massa e quindi compressione sugli organi circostanti o per la caratteristica produzione di sostanze biologicamente attive.

Ne esistono due varianti; una a cellule enterocromaffini, tipica del distretto gastroenterico (pur potendo insorgere in ogni distretto corporeo) ed un’altra a cellule enterocromaffini-like tipica dello stomaco.

Il carcinoide ha una crescita, la maggior parte delle volte, lenta con comportamento maligno nel 15-20% dei casi. Metastatizza con maggior frequenza al fegato.

Il trattamento chirurgico ha un senso anche nella malattia avanzata. Infatti, soprattutto nelle forme secernenti, la citoriduzione con asportazione anche sub-totale della massa tumorale, porta ad una rapida palliazione della sintomatologia.

L’asportazione del tumore primitivo è indicata ma anche risultano indicate tutte le metodiche terapeutiche locoregionali nei siti metastatici (ad esempio l’ipertermia). La terapia con analoghi della somatostatina (octreotide) appare la prima scelta nella malattia diffusa.

La chemioterapia sistemica è indicata nelle forme disseminate con almeno una coppia di farmaci (le coppie più efficaci sono streptozotocina-adriamicina e streptozotocina-5 fluorouracile).

La resistenza intrinseca nei tumori neuroendocrini alla chemioterapia è dovuta alla elevata espressione del gene MDR-1 (multi drug resistence, cioè gene della poliresistenza ai farmaci) e dell’oncogene bcl2. Pertanto appare auspicabile l’approccio multimodale a questo tipo di tumori.

Dr. Carlo Pastore

Inibitori della cicloossigenasi di tipo 2

Gli inibitori della cicloossigenasi di tipo 2 (COX-2)

La cicloossigenasi di tipo 2 è un enzima normalmente presente nei tessuti che provvede alla conversione dell’acido arachidonico in prostaglandine (importanti mediatori coinvolti nel fisiologico assetto dell’organismo e nell’infiammazione).
E’ stato verificato altresì che le prostaglandine sono implicate nei processi di trasformazione neoplastica, nell’attività proliferativa dei tumori e nella loro invasività nonché nella neoangiogenesi tumorale.
Alti livelli di cicloossigenasi di tipo 2 (COX-2) si trovano in molti tessuti tumorali. Pertanto può rappresentare un bersaglio opportuno per la lotta contro il cancro.
Numerosi studi sono in corso con gli inibitori della cicloossigenasi di tipo 2 (in particolar modo il celecoxib) da soli od in abbinamento ad opportuni regimi di chemioterapia.
Dr. Carlo Pastore
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