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Carcinosi peritoneale : le terapie

La  carcinosi peritoneale: modalità di terapia

Il peritoneo è quella membrana sierosa che riveste gli organi addominali in toto od in parte. Numerose neoplasie purtroppo metastatizzano in tale regione dell’organismo determinando grandi problemi di compressione locale soprattutto a carico dell’intestino.

Come comportarsi di fronte a tale situazione? Recentemente la chirurgia (che in passato poco si occupava di questa condizione di malattia) ha assunto un ottimo ruolo.

Sono infatti possibili in alcuni casi (non in tutti purtroppo) interventi di peritonectomia (asportazione del peritoneo) con abbinamento di chemio-ipertermia intraoperatoria.

Mi spiego meglio: durante l’intervento l’addome del malato viene perfuso con una combinazione a più chemioterapici portati ad una temperatura intorno ai 42°C. Questo serve a facilitare la penetrazione nei tessuti dei farmaci stessi.

Dopo questo intervento è possibile effettuare delle applicazioni di mantenimento di ipertermia capacitiva (quindi esterna).

Altra opportunità terapeutica è la chemioterapia. I farmaci vengono scelti in base all’organo di partenza del tumore che ha dato metastasi peritoneali. Tale terapia spesso però da risultati deludenti per la difficoltà del farmaco di arrivare nella sede di malattia essendo quest’ultima poco vascolarizzata.

A questo punto può essere utile una sinergia con l’ipertermia capacitiva. Essa migliora la perfusione sanguigna locale e favorisce un maggior afflusso di farmaco, non dimenticando poi che l’ipertermia ha un azione anti-tumorale diretta e potenzia localmente l’attività del sistema immunitario.

Concludendo: in questa patologia l’ipertermia trova ottima applicazione con diverse modalità e con buona efficacia.

Dr. Carlo Pastore


Ipertermia: una speranza concreta?

Ipertermia: una speranza concreta?

Oggigiorno purtroppo i casi di patologia neoplastica sono in aumento. Merito anche delle procedure diagnostiche più accurate che permettono di scoprire un malattia tumorale e di tipizzarla e della durata media della vita più lunga che espone allo sviluppo del cancro.

C’è anche da dire che fortunatamente le armi che abbiamo a disposizione per combattere i tumori sono più efficaci. In questo contesto si inquadra l’ipertermia.

Tale metodica aggiunge senza dubbio qualcosa alle terapie standard, migliorandone i risultati e migliorando la qualità di vita dei pazienti. Non è mai infatti da sottovalutare l’effetto antalgico (antidolorifico) di tale metodica e la sua capacità di ridurre le masse tumorali.

Il trattamento in oncologia ovviamente deve essere multimodale e non si può pensare di guarire l’ammalato mettendo in campo una sola arma.

Vero è anche che in alcune condizioni patologiche la sola ipertermia può essere impiegata con molto profitto (paziente in condizioni generali scadute, anziano, con prevenzione di principio verso altri trattamenti, con altre patologie importanti concomitanti).

Occorre valutare caso per caso le opportunità di cura e fornire il massimo rispetto a ciò che la medicina moderna può offrire.

Dr. Carlo Pastore

 

I marcatori tumorali

I marcatori tumorali

Eccoci qui a parlare dei fantomatici marcatori tumorali. Tali analisi consistono nel dosaggio nel sangue di alcune sostanze (perlopiù proteiche) prodotte dal tumore e riversate nel circolo sanguigno.

Verrebbe da pensare: faccio le analisi, se i valori dei marcatori sono alti ho un tumore! Sbagliato!! I marcatori tumorali vanno impiegati e prescritti solo nel follow-up (controllo nel tempo) di una patologia tumorale già accertata e sottoposta a dei trattamenti.

Ad esempio: se prima di un intervento chirurgico trovo un valore di un marcatore pari a 100 e dopo l’intervento trovo lo stesso marcatore a 10, possono monitorarne l’andamento nei controlli periodici ed allarmarmi se il marcatore torna a salire. I marcatori tumorali non hanno una sensibilità ed una specificità del 100%, potendosi trovare alterati anche in alcune condizioni di patologia cronica (ad ex. Diabete, calcolosi della colecisti, gastrite etc.) ed in molte condizioni infiammatorie.

Un’eccezione tra i marcatori per la fase diagnostica può essere rappresentata dal PSA per la valutazione della patologia prostatica e dal Ca 125 per l’ovaio. Per tali marcatori dei valori molto elevati sono indice di allarme e ci si deve attivare per ulteriori indagini.

Dr. Carlo Pastore

 

 

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