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L'ipertermia è una metodica invasiva?

L'ipertermia è una metodica invasiva ?

ipertermia oncologicaAssolutamente no. Si tratta di una metodica che consiste nel riscaldare gli organi ammalati utilizzando un trasmettitore di onde radio. Il trattamento di ipertermia viene eseguito poggiando sul corpo del paziente una antenna costruita con materiale morbido che si adatta alla superficie corporea, mentre la seconda antenna è distesa sul lettino terapeutico (si veda foto a sinistra)

Le antenne sono costituite da tessuto in microfibra conduttiva che evitano il surriscaldamento della cute del paziente per garantirgli, anche grazie alla loro leggerezza, il massimo comfort ed un efficace riscaldamento della massa tumorale.

Le onde radio producono (per induzione) il riscaldamento degli organi attraversati, innalzando la loro temperatura fino a circa 42/43 gradi centigradi provocando quindi una vera e propria "febbre artificiale" che potenzia l'effetto delle tradizionali terapie (chemioterapia e radioterapia) aumentando anche la risposta immunitaria dell'organismo.

Non vi è quindi iniezione di alcuna sostanza farmacologia nell’organismo, né l’infissione di alcun tipo di ago.

L'ipertermia è una terapia riconosciuta dal ministero della sanità (indicata nel prontuario terapeutico nazionale con il codice 9985) ed impiegata con profitto nella terapia di tutti i tumori solidi. La metodica non è indicata solamente se vi sono abbondanti versamenti addominali (ascite imponente) o pleurici (versamento massivo).

Dr. Carlo Pastore

Carcinosi peritoneale in fase avanzata

Carcinosi peritoneale in fase avanzata

mareIl peritoneo è quella sierosa che avvolge i visceri addominali e che serve da contenitore ed ancoraggio per quanto si trova in addome.

Facilita inoltre lo scorrimento reciproco delle anse intestinali.

Frequentemente purtroppo, soprattutto quando si parla di neoplasie degli organi addominali (ed in particolare di intestino tenue, colonretto, pancreas, stomaco, fegato), tale sierosa viene colonizzata dalle cellule tumorali con grave turbamento dell'equilibrio locale.

Le metastasi che interessano il peritoneo provocano una infiammazione locale notevole ed una produzione di liquido che rigonfia l'addome.

Vi è quindi un notevole accumulo di liquidi in un distretto corporeo in cui non dovrebbe essere ed in questa soluzione acquosa sono contenute anche grandi quantità di proteine ed elettroliti, cosa che porta un disequilibrio nel resto dell'organismo.

Inoltre la crescita locale delle masse tumorali esercita un effetto compressivo sugli organi addominali portando infine ad un blocco della normale peristalsi intestinale.

La sierosa peritoneale è scarsamente vascolarizzata cosa che ne fa una “nicchia farmacologica” con estrema difficoltà per i chemioterapici iniettati per via endovenosa od assunti per via orale a raggiungere il bersaglio.

Numerosi sono stati i tentativi di una terapia medica locale che prevedesse l'istillazione di farmaci direttamente nel cavo peritoneale ed occorre dire che molti progressi sono stati fatti in tal senso.

Ultimo approccio sperimentale è l'istillazione di bevacizumab (Avastin) con risultati assai promettenti. Altri farmaci impiegati con buon profitto sono la mitomicina C e la gemcitabina. L'affinamento delle tecniche chirurgiche fornisce ulteriori elementi di speranza.

La metodica della chemioipertermia intraperitoneale con peritonectomia in particolare si va affermando consentendo un allungamento ed un miglioramento della qualità di vita, sino a poco tempo fa insperato.

E l'ipertermia oncologica esterna (capacitiva)? Anch'essa ha un ruolo importante in questa battaglia. La radiofrequenza a 13.56 Mhz, laddove non vi sia un versamento ascitico imponente, che andrebbe altrimenti prima drenato con paracentesi, consente una vasodilatazione profonda con miglioramento dell'accesso dei farmaci chemioterapici al bersaglio.

Nondimeno esercita un effetto citocida diretto. L'ipertermia esterna si esegue con antenne realizzate con tessuto in microfibra conduttiva che, poggiate sul corpo del paziente, gli  trasmettono l'energia a radiofrequenza che porta ad una febbre artificiale in zone limitate del corpo ed in particolare negli organi sede di malattia, risultando pertanto una metodica non invasiva ed indolore.

Il paziente, anzi, durante il trattamento, sperimenta un senso di benessere legato alla liberazione locale di endorfine.

Quando il peritoneo è coinvolto da un processo di carcinosi è opportuno poi mantenere le feci idratate e morbide per facilitarne l'espulsione, nonché somministrare dell'albumina per vena (soluzioni concentrate) soprattutto se si esegue paracentesi.

L'albumina è una voluminosa proteina contenuta nel sangue la cui funzione è quella di trattenere i liquidi nel circolo sanguigno e di trasportare e legare sostanze nel sangue.

Quando essa è presente in scarsa quantità, i liquidi stravasano nei tessuti e creano ulteriori problemi. L'organismo è un equilibrio delicato, i tumori sconvolgono questa omeostasi; il nostro compito è di arginarli, combatterli, riequilibrare ciò che è alterato per il benessere dell'ammalato.

Dr. Carlo Pastore

Qualità della vita

Migliorare la qualità della vita dei malati

fiore gialloLa patologia neoplastica disturba l'organismo ospite in due modi: per effetto massa dislocando strutture ed organi inficiandone la funzione e rilasciando nel circolo sanguigno sostanze di scarto del metabolismo od alterate che disturbano l'omeostasi.

Quando la malattia tumorale risulta fuori controllo dal punto di vista della terapia attiva importantissimo è comunque preservare la qualità della vita. Di fatto prolungare la sopravvivenza degli inguaribili deve viaggiare in modo parallelo rispetto al miglioramento delle condizioni generali.

Il dolore, l'inappetenza, la spossatezza, le mutazioni del corpo in corso di malattia e/o terapia, la stipsi, la nausea o il vomito, le parestesie, la depressione minano la quotidianità e le attitudini relazionali. In tale ottica un team di esperti deve affiancare l'oncologo nella gestione del paziente; nutrizionista, psichiatra, neurologo, fisioterapista, infermiere specializzato sono figure importanti nell'ottica di una gestione oncologica integrata.

L'oncologia integrata è realtà ed il paziente può recuperare anche nelle situazioni estreme la propria dignità di essere umano.

Dr. Carlo Pastore

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