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Terapia del microcitoma polmonare: stato dell'arte

Lo stato dell'arte della terapia de microcitoma SCLC

staminaliIl microcitoma polmonare rappresenta una neoplasia ad elevata letalità con sopravvivenza a 5 anni dell'ordine del 3%. L'opzione chirugica al momento della diagnosi deve essere scartata dato il carattere sistemico della malattia (diffusione o microdiffusione in altri organi) già dal principio.

Gli organi più facilmente aggrediti dalla malattia sono il fegato, le stazioni linfatiche, il cervello, lo scheletro. Assai frequentemente la presenza di un microcitoma polmonare (SCLC, small cell lung cancer) si accompagna alla comparsa di sindromi paraneoplastiche. In questo scenario piuttosto deprimente si sono succeduti negli anni numerosi tentativi terapeutici che hanno portato ad un prolungamento dell'OS (overall survival, sopravvivenza globale) e ad un miglioramento della qualità di vita.

Per quanto riguarda la chemioterapia antitumorale il gold standard (trattamento di riferimento) è ancor oggi rappresentato da una combinazione di cisplatino (o carboplatino) ed etoposide (VP16). Non è insolito con questo trattamento osservare anche delle remissioni complete seppur con successiva ripresa di malattia in un lasso temporale più o meno lungo. L'ipertermia ben si coniuga con questo schema terapeutico sinergizzando con i suoi componenti.

Tra i trattamenti di seconda linea (a ripresa di malattia) il più efficace è quello con topotecan. Altri farmaci possono essere impiegati nelle linee terapeutiche successive ed in particolare doxorubicina, epirubicina, ifosfamide, gemcitabina, paclitaxel, docetaxel, vinorelbina. Una menzione a parte merita l'approccio con i nuovi farmaci biologici, cosiddetti a bersaglio molecolare.

Sono stati testati erlotinib, gefitinib, bortezomib, imatinib, vandetanib, tipifarnib, temsirolimus, marimastat con risultati piuttosto deludenti. L'unico farmaco che ha mostrato una certa attività è stato il bevacizumab. Tuttavia questi studi preliminari sono ancora in corso ed in attesa di ulteriori eventuali riscontri.

Octreotide e lanreotide sono utili in questa patologia come coadiuvanti abbinati agli altri antiblastici qualora il dosaggio della cromogranina A o la tipizzazione istologica dimostrino presenza di componente neuroendocrina nella neoplasia. La eventuale presenza di componente neuroendocrina nel tessuto frammista agli altri tipi cellulari neoplastici non è di per se un elemento prognostico ma consente di offrire una ulteriore arma contro la malattia. La radioterapia trova indicazione a scopo antalgico o preventivo della diffusione a livello mediastinico e cerebrale.

Anch'essa ben sinergizza con un trattamento ipertermico. Quando si ha coinvolgimento scheletrico, soprattutto se diffuso, è opportuno impiegare acido zoledronico avente effetto di consolidamento sull'osso, antidolorifico a livello scheletrico ed antitumorale diretto in ambiente osseo. L'ipertermia total body ad infrarosso trova indicazione in questa patologia come agente immunomodulante ed antalgico.

 

Dr. Carlo Pastore

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