Gli accessi venosi centrali

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infermieraPer accesso venoso centrale si intende un dispositivo inserito in una vena di grosso calibro che giunge in atrio destro del cuore attraverso la vena cava superiore.

I sistemi di accesso venoso centrale vengono utilizzati nei casi in cui sia necessario effettuare una terapia endovenosa a lungo termine e in particolar modo per l'impiego di farmaci chemioterapici; per effettuare la somministrazione della nutrizione parenterale; anche per prelievi ematici solo se vi è scarsa reperibilità di vene o nelle emergenze.

I vantaggi di tali sistemi si riassumono nell'evitare più e più volte di pungere la cute per reperire un accesso venoso periferico con il quale si avrebbe anche un importante rischio di stravaso per la somministrazione della chemioterapia e nella possibilità di mantenere a lungo l'accesso venoso.

Esistono diversi tipi di dispositivi: si avranno cateteri venosi centrali tunnellizzati ovvero con passaggio nel sottocute prima dell'accesso alla vena e non tunnellizzati e cioè posizionati attraverso una guida nella vena. Questi sistemi devono necessariamente essere inseriti da un medico.

I cateteri non tunnellizzati tipo PICC (Catetere Centrale a Inserzione Periferica) possono essere collocati in sede da medici ma anche da infermieri precedentemente formati attraverso le vene periferiche del braccio e con l'aiuto di un ecografo.

LA GESTIONE INFERMIERISTICA DEI DISPOSITIVI

L'utilizzo di questi sistemi prevede l'osservazione delle linee guida per la corretta gestione al fine di evitare complicanze.

Anzitutto il cambio della medicazione va effettuato ogni 48 ore per i cerotti medicati e dai 4 ai 7 giorni per quelli trasparenti e soprattutto è fondamentale utilizzare tecniche asettiche.

Ogni lume del catetere dovrebbe avere usi distinti da annotare sulla cartella clinica infermieristica.

E' importante lavare le mani, utilizzare i guanti e disinfettare il sito di accesso prima di usarlo.

Dopo ogni utilizzo va effettuato un lavaggio con soluzione fisiologica. La siringa non deve essere mai inferiore ai 10 ml per evitare una pressione eccessiva ed è consigliabile la tecnica “push –pause – push” al fine di creare un flusso turbolento all'interno del dispositivo, prevenendo le occlusioni.

Il lavaggio con soluzione eparinata va effettuato a seguire del lavaggio con fisiologica ma viene valutato secondo i protocolli della struttura. E' comunque consigliato nel caso di un utilizzo infrequente del sistema.

I prelievi ematici devono essere preceduti da uno scarto di sangue pari a 10 ml, per il resto vanno osservate le indicazioni sopra descritte.

Il sistema tipo Port a Cath ha alcune differenze rispetto agli altri dispositivi di accesso venoso centrale. Ha un setto impiantato chirurgicamente nel tessuto sottocutaneo, generalmente sotto la clavicola, collegato al catetere, inserito nella vena centrale.

La particolarità è quindi l'inserzione dell'ago di Huber, definito non carotante e cioè specifico per il Port perché non asporta le parti del setto e che può rimanere in sede fino a 7 giorni.

L'utilizzo del sistema è pressocché identico a quello descritto per gli altri cateteri a eccezione della medicazione del sito di inserzione. Questa prevede, oltre alle tecniche asettiche di disinfezione, anche l'utilizzo di garze sterili per stabilizzare l'ago una volta inserito e la copertura con cerotto medicato o trasparente da cambiare, assieme all'ago, ogni 7 giorni o quando risulti sporca.

Il cambio della medicazione, come la gestione degli accessi venosi centrali, è di competenza infermieristica.

L'infermiere professionale è in grado di valutare la presenza di complicanze infettive nel caso di febbre, dolore o alterazioni cutanee (rossore, gonfiore, ecc.) e complicanze trombotiche da riferire tempestivamente al medico.

Inoltre l'infermiere adotta le manovre assistenziali definite dalle linee guida per ridurre il rischio di tali complicanze.

UN CONSIGLIO PER IL PAZIENTE

I pazienti portatori dei sistemi di accesso venoso centrale possono condurre una vita normale.

Dopo i primi tre giorni dall'impianto possono tranquillamente fare la doccia purché adottino accortezze sulla copertura del sito di inserzione attraverso appositi dispositivi o semplicemente utilizzando una busta di plastica.

Non è necessario seguire una dieta particolare, a meno che il medico non lo ritenga necessario, a causa di altri fattori, non legati al sistema in oggetto.

L'attività fisica può essere condotta ma è necessario essere moderati per evitare sforzi fisici eccessivi.

I pazienti possono avere una vita affettiva normale.

Inoltre l'infermiere si preoccupa di dare tutte le informazioni richieste dai pazienti in maniera esaustiva ed è sempre disponibile per un supporto qualora necessario.

Martina Lomuscio
Dottoressa in Infermieristica

3290966054